Diabete gestazionale
Il diabete gestazionale è un disturbo diverso dagli altri tipi di diabete, cioè quello di tipo 1 e quello di tipo 2. Il termine “gestazionale” indica che si manifesta soltanto in gravidanza. In molte donne a cui viene diagnosticato, questo tipo di diabete scompare una volta nato il bambino.
Tuttavia, le donne affette in passato da diabete gestazionale hanno un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2.
Il diabete gestazionale insorge in un numero di gravidanze pari al 15% del totale.
Il diabete di tipo 2 può svilupparsi tra i 5 e i 10 anni dopo la nascita del bambino.
Oltre il 50% delle donne affette da diabete gestazionale sviluppa il diabete di tipo 2.
In genere, dopo la nascita del bambino, il livello di glucosio nel sangue della madre torna normale.
Che cos’è esattamente il diabete?
Il diabete insorge quando l’organismo di una persona non produce più una quantità sufficiente dell’ormone chiamato insulina oppure non è più in grado di utilizzare in maniera efficace l’insulina che produce. L’insulina consente al glucosio presente nel flusso sanguigno di raggiungere le cellule dell’organismo e di essere utilizzato per produrre energia. Quando una persona ha il diabete, nel flusso sanguigno finisce per essere presente troppo glucosio, il che può provocare una serie di complicazioni.
Durante la gravidanza, la placenta produce speciali ormoni progettati per supportare la crescita e lo sviluppo del bambino. Tuttavia, questi ormoni possono anche ostacolare e compromettere l’azione dell’insulina materna. In questi casi, si parla di insulinoresistenza.
Nei casi più fortunati, il livello di insulina e quello di zucchero (glicemia) nel sangue della madre si stabilizzano, senza provocare eccessi o carenze dell’una o dell’altro. Tuttavia, nel diabete gestazionale il glucosio presente nel sangue non viene adeguatamente controllato dall’insulina, il che rende necessari la diminuzione del glucosio assunto con la dieta, la somministrazione di insulina oppure entrambe le cose.
Chi è a rischio?
- Le donne con oltre 30 anni di età.
- Le donne appartenenti a particolari gruppi etnici (asiatico, filippino, indiano, cinese, mediorientale e vietnamita).
- Le donne con parenti diretti affetti da diabete di tipo 2.
- Le donne in sovrappeso oppure obese sia prima del concepimento che durante la gravidanza: avere un indice di massa corporea (IMC) elevato è, infatti, un indicatore di rischio.
- Le donne affette da diabete gestazionale in una gravidanza precedente.
Quando insorge il diabete gestazionale?
Attorno alla 20a settimana di gestazione, i processi normalmente coinvolti nella produzione di insulina cominciano a essere influenzati dagli ormoni della gravidanza. Per questo motivo, gli esami per lo screening del diabete gestazionale vengono condotti regolarmente su tutte le donne incinte, a prescindere dalla loro storia clinica. Tale patologia insorge con maggiore frequenza tra la 24a e la 28a settimana di gravidanza, sebbene possa essere diagnosticata anche alcune settimane prima o dopo tale finestra temporale.
Con il procedere della gravidanza, il fabbisogno di glucosio da parte della madre aumenta. Ciò si verifica perché aumenta anche il suo fabbisogno di energia. Normalmente viene prodotta una quantità di insulina sufficiente a far fronte all’aumento del glucosio, ma non è sempre così.
Come viene diagnosticata questa patologia?
In genere, il ginecologo o l’ostetrica prescrivono un esame da svolgere tra la 24a e la 28a settimana di gravidanza.
Gli strumenti diagnostici più comuni sono il test della curva glicemica in gravidanza (GCT) e il test orale di tolleranza al glucosio (OGTT). Nel primo test, si raccoglie un campione di sangue per misurare il livello di glucosio e un’ora dopo si ripete il test dopo aver somministrato alla madre una bevanda molto zuccherata.
A seconda degli esiti di questo primo test, per confermare la diagnosi di diabete gestazionale, può essere eseguito un test orale di tolleranza al glucosio (OGTT) a due tempi. In questo caso, si procede alla raccolta di tre campioni di sangue, uno prima dell’assunzione di una bevanda ricca di glucosio, il secondo dopo un’ora e l’ultimo dopo due ore.
Un altro test molto usato, sebbene meno preciso, prevede la rilevazione del glucosio nelle urine della madre. Uno dei controlli di routine svolti durante ciascuna visita prenatale consiste, infatti, nell’esame di un campione di urina fresca per mezzo di una striscia reattiva sensibile al glucosio.
Il livello di glucosio nel sangue si misura in millimoli per litro di sangue (mmol/L). Nelle persone a digiuno, il livello glicemico normale è compreso tra 4 e 6 mmol/L. Due ore dopo aver consumato un pasto, una misurazione media risulta pari a 4-7 mmol/L. Idealmente, la glicemia deve essere mantenuta quanto più vicina possibile ai livelli considerati normali; tuttavia, eventuali caratteristiche individuali possono influire sull’accettabilità dei livelli rilevati.
Come faccio a sapere se sono affetta da diabete gestazionale?
- Spesso ci si rende conto di questa patologia soltanto grazie a un test di routine sull’urina o a un test orale di tolleranza al glucosio. Alcune donne possono sviluppare i seguenti sintomi, simili a quelli causati dall’insorgenza del diabete di tipo 1 o 2:
- Sete eccessiva. Bisogno di alzarsi dal letto di notte per bere molta acqua.
- Produzione di elevate quantità di urina. Sebbene per le donne incinte sia normale l’esigenza di alleggerire la vescica con maggiore frequenza, il costante stimolo di urinare può rappresentare un campanello di allarme.
- Insorgenza di infezioni vaginali resistenti a creme e farmaci antifungini.
- Guarigione lenta di tagli, graffi e ferite.
- Calo ponderale e spossatezza generale, mancanza di energia e sensazione di debolezza.
È una patologia pericolosa?
Se il diabete gestazionale viene controllato e monitorato in maniera corretta dalla donna e dai medici, i rischi risultano notevolmente ridotti. L’obiettivo del trattamento del diabete è riportare il livello di glucosio nel sangue all’interno di un intervallo normale e stabilire la dose di insulina necessaria per la donna in questione. Per valutare correttamente il tipo, la dose e l’orario di somministrazione dell’insulina, possono essere necessari un certo tempo e diversi tentativi.
Le madri affette da diabete gestazionale sono strettamente monitorate anche durante il travaglio. In caso di travaglio prolungato o qualora la madre abbia livelli inadeguati di glucosio o di liquido amniotico, possono, infatti, insorgere delle complicazioni.
Cosa può succedere al bambino?
I bambini nati da madri affette da diabete gestazionale non controllato tendono a essere più grandi della media. Si trovano, infatti, a gestire un elevato livello di glucosio, che entra nel loro sangue attraverso la placenta. Per questo motivo producono più insulina, che a sua volta fa sì che accumulino una quantità maggiore di grasso sottocutaneo. Alla nascita, i bambini di madri diabetiche pesano spesso più di 4 kg. Un elevato peso del bambino alla nascita porta spesso i medici a sospettare che la madre sia affetta da diabete gestazionale, anche se non diagnosticato durante la gravidanza.
Nei bambini con madre diabetica, i trattamenti di routine prevedono il monitoraggio di possibili problemi legati a una bassa glicemia. Tali problemi tendono a essere più frequenti quando la glicemia della madre è superiore al normale prima della nascita del bambino.
I bambini nati da madre diabetica non sono a loro volta affetti da diabete. Un allattamento frequente e regolare consente alla loro glicemia di stabilizzarsi, evitando effetti negativi. Il rischio maggiore per questi bambini è soffrire di ipoglicemia, cioè di un insufficiente livello di zucchero nel sangue, nelle prime 4-6 ore dopo la nascita. Ecco perché devono essere sottoposti a frequenti controlli subito dopo il parto, finché la glicemia non si stabilizza, e a intervalli regolari per tutte le prime 24 ore di vita.
Cosa può succedere a me?
Alla madre potrebbe essere richiesto di misurarsi da sola il livello di glucosio nel sangue mediante un apposito dispositivo chiamato glucometro. Questo dispositivo è in vendita in numerose farmacie. Per farsi spiegare le modalità di misurazione della glicemia, è possibile rivolgersi a un diabetologo.
È prassi diffusa annotare su un quaderno i livelli di glicemia rilevati, in modo da poterli mostrare in occasione delle visite successive. I dosaggi dell’insulina dipendono dalla glicemia rilevata e spesso nelle prime fasi del trattamento è necessario modificare quantità e orari di somministrazione prima di individuare quelli corretti.
Talvolta alla madre viene consigliato di rivolgersi a un dietologo per ricevere consigli specialistici sulla propria dieta (quali alimenti preferire e quali evitare).
Le più comuni raccomandazioni alimentari comprendono:
- Consumare tre pasti al giorno e uno spuntino durante la notte. In certi casi, bere un tè al mattino e uno al pomeriggio.
- Consumare pasti con un ridotto apporto di grassi e un elevato apporto di fibre.
- Assicurarsi un adeguato apporto di calcio e di ferro.
- Monitorare il consumo di zuccheri ed evitare cibi ricchi di tali sostanze, poiché tendono a innalzare la glicemia.
- Scegliere alimenti molto diversificati, così da evitare il rischio che vengano a noia.
Altre comuni pratiche di trattamento comprendono:
- Mantenimento di un’adeguata attività fisica. Questa, infatti, aiuta a controllare il livello glicemico e a mantenere il peso entro un intervallo di sicurezza.
- Iniezioni di insulina. Si tratta di un trattamento comunemente prescritto quando dieta ed esercizio non sono sufficienti per controllare il livello di glucosio nel sangue. L’insulina non rappresenta una minaccia per lo sviluppo del bambino, poiché non attraversa la placenta e viene metabolizzata dall’organismo della madre.
A chi rivolgersi per ulteriore assistenza
A un ospedale, al proprio medico curante, a un centro medico locale, o al proprio endocrinologo.